The Association against Impunity and for Transitional Justice (AITJ) welcomes the release of the human rights activist Narges Mohammadi on Thursday morning and confirmed by the chief judge of the north-western province of Zanjan, where she was imprisoned. Promoter of the abolition of the death penalty, Vice-President of the Centre for Human Rights Defenders, Narges Mohammadi was arrested in May 2015 and sentenced to 10 years for "founding an illegal group" following interviews with the international press and after meeting with the High Representative of the European Union for Foreign Affairs and Security Policy a year earlier. In 2016, she was again sentenced to 16 years for "collusion against national security" and "propaganda against the state".
In July, the United Nations had requested his release after she had shown some symptoms of COVID-19, according to local authorities. Although the Iranian judiciary said in March that it had temporarily released 85,000 detainees to prevent the spread of the new coronavirus, by the end of May, many of those who, according to the Iranian authorities, are "political prisoners" had returned to prisons.
Rupert Colville, spokesman for the UN High Commissioner for Human Rights, said earlier this week that prison conditions have seriously deteriorated, affirming that "it is impossible to isolate people and impose physical distancing due to lack of space". Colville also pointed out that among the political prisoners are citizens with dual citizenship, human rights defenders and lawyers, such as Nasrin Sotoudeh, sentenced to 33 years on multiple charges under national security laws.
IT version below
L’Associazione contro l’impunità e per la giustizia di transizione (AITJ) accoglie con felicità la notizia del rilascio dell’attivista per i diritti umani Narges Mohammadi, avvenuto nella mattina di giovedì 8 ottobre e confermato dal giudice capo della provincia nord-occidentale di Zanjan, dove era imprigionata. Sostenitrice dell’abolizione della pena di morte, vicepresidente del Centro per i difensori dei diritti umani, Narges Mohammadi era stata arrestata nel maggio 2015 e condannata a 10 anni per “fondazione di un gruppo illegale” a seguito di alcune interviste rilasciate alla stampa internazionale e dopo l’incontro avvenuto un anno prima con l’alta rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Nel 2016 le era stata inflitta un’ulteriore condanna, stavolta a 16 anni, per “collusione contro la sicurezza nazionale” e “propaganda contro lo stato”
Già a luglio, le Nazioni Unite avevano chiesto il suo rilascio dopo che, secondo quanto riferito dalle autorità locali, aveva manifestato alcuni sintomi del COVID-19. Sebbene la magistratura iraniana a marzo avesse affermato di aver temporaneamente rilasciato circa 85.000 detenuti per evitare che la pandemia di coronavirus dilagasse, alla fine di maggio molti di quelli che secondo le autorità iraniane sono “prigionieri politici” sono tornati ad affollare le carceri.
Rupert Colville, portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha dichiarato all'inizio di questa settimana che le condizioni delle carceri sono gravemente peggiorate affermando che “è' impossibile isolare le persone e imporre l'allontanamento fisico a causa della mancanza di spazio". Colville ha inoltre sottolineato che tra i prigionieri politici ci sono cittadini con doppia cittadinanza, difensori dei diritti umani e avvocati, come Nasrin Sotoudeh, condannata a 33 anni per molteplici accuse ai sensi delle leggi sulla sicurezza nazionale.