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AITJ on the migrant workers in Saudi Arabia

The Association Against Impunity and for Transitional Justice (AITJ) strongly condemns the abuse and torture of migrant workers in Saudi Arabia and calls for the immediate release of all unjustly detained human rights defenders, including the 2015 Sakharov Prize winner Raif Badawi, who has already been the victim of an assassination attempt.


AITJ calls for an independent and impartial investigation into all allegations of human rights violations, torture and other harassment in detention to ensure that all perpetrators are held accountable and to put an end to impunity.


Over the past ten years, thousands of Ethiopians have travelled to Saudi Arabia in search of work and in an attempt to escape poverty. This is one of the most dangerous migration routes in the world, where hundreds of people die each year as victims of exploitation, violence and inhuman treatment. According to the International Organization for Migration (IOM), over 30,000 Ethiopian migrants crossed the Gulf of Aden illegally in the last spring alone. Often migrants are accused and convicted of crimes without any access to legal advice while access to detention facilities by lawyers and international organisations is severely restricted.


The absence of any investigation by the Saudi authorities highlights a systematic lack of access to justice and institutional discrimination. The Kingdom of Saudi Arabia has one of the lowest levels of ratification of fundamental international human rights treaties and has not ratified the main instruments for protection against arbitrary detention and detention of migrants.


AITJ is in favour of a Europe-wide embargo on the sale and transfer of arms to Saudi Arabia and other members of the Saudi-led coalition in Yemen, in line with Common Position 2008/944/CFSP and the European Parliament (INI)/2020/2003) and hopes that, in order to avoid legitimising impunity for human rights violations and ongoing illegal and arbitrary detentions in Saudi Arabia, Member States and the European Union will downgrade their institutional and diplomatic representation at the G20 summit, which will (virtually) take place in Saudi Arabia.






IT version below




L’Associazione contro l’impunità e per la giustizia di transizione (AITJ) condanna fortemente il maltrattamento dei lavoratori migranti e le torture da loro subite in Arabia Saudita e invita a rilasciare immediatamente tutti i difensori dei diritti umani ingiustamente detenuti, tra cui il vincitore del Premio Sacharov 2015, Raif Badawi, già vittima di un tentativo di assassinio.

AITJ chiede l’avvio di un'indagine indipendente e imparziale su tutte le accuse di violazione dei diritti umani, di tortura e di altri maltrattamenti subiti durante la detenzione, così da assicurare che tutti i colpevoli siano consegnati alla giustizia e porre fine allo stato di impunità.


Negli ultimi dieci anni migliaia di etiopi si sono diretti in Arabia Saudita in cerca di lavoro e nel tentativo di sfuggire alla povertà. Si tratta di una delle vie migratorie più pericolose al mondo, dove ogni anno muoiono centinaia di persone vittime dello sfruttamento, della violenza e di trattamenti disumani. Secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), solo nell’ultima primavera oltre 30.000 migranti etiopi hanno attraversato clandestinamente il golfo di Aden. Spesso i migranti sono accusati e condannati per crimini senza alcun accesso ad una consulenza legale mentre l’accesso alle strutture di detenzione da parte di avvocati e organizzazioni internazionali è severamente limitato.


L’assenza di alcuna indagine da parte delle autorità saudite evidenzia una sistematica mancanza di accesso alla giustizia e una discriminazione istituzionale. Il Regno dell'Arabia Saudita detiene uno dei livelli più bassi di ratifica dei trattati internazionali fondamentali sui diritti umani, oltre a non aver ratificato i principali strumenti rilevanti per la protezione contro la detenzione arbitraria e la detenzione degli immigrati.


AITJ si esprime a favore di un embargo a livello europeo sulla vendita e il trasferimento di armi all'Arabia Saudita e ad altri membri della coalizione guidata dai sauditi nello Yemen, in linea con la posizione comune 2008/944/PESC e del Parlamento europeo (INI)/2020/2003) e si augura che, al fine di evitare di legittimare l'impunità per le violazioni dei diritti umani e le detenzioni illegali e arbitrarie in corso in Arabia Saudita, gli Stati membri e l’Unione europea declassino la loro rappresentanza istituzionale e diplomatica al vertice del G20, che si terrà (virtualmente) proprio in Arabia Saudita.

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